ECHO - ANATOMIA DI UN RIFLESSO
In un’epoca dove il mito ha ceduto il passo all’ipertrofia dell’informazione e all’autoanalisi compulsiva, Echo rilegge la figura della ninfa come emblema di una condizione contemporanea: essere prigionieri di un’eco che non è più risposta ma rumore di fondo. L’eco non riflette: distorce, moltiplica, confonde. Oggi, ciascuno di noi è abitato dalla propria echo, un riflesso interiore che si propaga come gesto, suono, immagine, scena. Attraverso un intreccio di linguaggi – performance, suono, visuale, presenza scenica – il progetto esplora il feedback continuo tra percezione e rappresentazione, tra il sé e l’altro, tra solitudine e iperconnessione. Echo è un bosco di retropensieri, dove ogni forma di comunicazione si piega in loop autoreferenziali, fino a sfiorare la follia. In questo paesaggio sonoro e sensoriale, conta solo il primo riflesso dell’eco: tutto ciò che segue è distorsione. Cosa accade quando ogni corpo genera la propria eco? Quando ogni sguardo è un ritorno, ogni parola un’ossessione? Echo mette in scena un’umanità frammentata, che cerca senso nel risuonare infinito del proprio silenzio.
FABULA MALA
Da fuori a dentro, Fabula Mala intraprende un viaggio alla ricerca di ciò che non vuole essere trovato. Peggio ancora, alla ricerca di ciò che non vogliamo trovare. Andremo alla volta dell'ombra; quella parte di noi stessi che odieremmo mostrare o vedere, ma che resta fondamentale perché siamo completi: i pensieri che consideriamo ignobili e i sentimenti di cui ci vergognamo. Nelle fiabe, l'ombra è scissa dal personaggio principale, che non contempla altro se non il bene. L'oscurità risiede nell'antagonista, che per natura non può essere che maligno. Questa brutta fiaba ci libererà dalle catene del giudizio, portandoci per mano a vedere di cosa siamo fatti, perché ognuno dei pezzi che ci compongono ha diritto di esistere.
