Si muovono come esseri scomposti, hanno volti segreti, nascosti, inaccessibili. Vedono poco o male, sbandano, balbettano, parlano a loro modo: indossano una scatola al posto della testa. Non mostrano il loro viso, chi sono? Sono corpi decapitati, inscatolati, indisciplinati: scarti della società, portati a nascondersi per poter esistere, per poter essere ciò che sono. In scena provano a mostrarsi come meccanismi desiderabili, funzionanti, appetibili... a tratti mostruosi. La scatola che indossano è simbolo poliforme: scrigno, contenitore, scatola nera, pacco, dono, involucro, gabbia o prigione. Il mondo non lascia loro scampo; loro rispondono mostrando il volto, mostrano quello che sono veramente. Sono guardati… ma non basta vederli per conoscere chi sono. Loro si mostrano, e tu, ti mostri?
Sabato, 14 Febbraio 2026
IO MOSTRO TU MOSTRI COLLETTIVO CRAC
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un progetto di Collettivo CRAC
interpreti Andrea Bianca Maragliano, Mara Roberto, Silvia Brazzale
assistente alla regia Chiara Jadore Cacciari
ringraziamenti Città infinite, La Brilla Centro Teatrale, Filo Sottile e collettivo seiTrans Torino, Company Blu
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Mara Roberto lavora come performer e come pedagogista, integrando pedagogia, pratiche teatrali ed espressione corporea. Consegue la laurea magistrale in Pedagogia nel campo delle problematiche relazionali e del disagio sociale. Quello che la affascina della pedagogia è lo studio della formazione e dell’educazione che ognun_ di noi può agire su se stess_, una danza. Quello che la affascina del performativo è la possibilità di mettersi a nudo, di guardarsi in faccia percorrendo obliquamente gli elementi, le persone, lo spazio, il tempo, l’accadimento che siamo. Concludere, lasciare l’Io, non esagerare con la proiezione del sè, lasciarsi andare, lasciare andare, sentirsi affiorare.
Andrea Bianca Maragliano Pedagogista, performer e circense, consegue il PhD con un lavoro su arte e cambiamento sociale, concentrandosi sull’uso di performance e giochi per trattare tematiche legate a soggetti oppressə, esclusə, marginalizzatə, razzializatə e ritenuti non conformi, fuori norma.Ha coltivato progetti artistici in diversi ambiti (educativa di strada, comunità minori, scuola, campi rom, psichiatria, area migranti e disabilità), sempre accompagnati dal fattore gioco e corpo come mediatori. Pensa che i mostri siano magnifici, la vita un collage, la terra desolata, la resistenza sacra e le possibilità infinite.
Silvia Brazzale Lavoro come danzatrice e performer, cercando di porre uno sguardo attento al contesto co-creatosi col luogo che attraverso e che mi attraversa. Per “luogo” intendo qui la compartecipazione di tutte le componenti umane e non-umane che vanno a creare una situazione. “Porre attenzione” è un’inclinazione umana, riguarda l’essere (una) persona, è un modo di stare con le cose, col mondo. Immers* nelle dinamiche produttive che dirigono ogni aspetto dell’oggi, troppo spesso ci si dimentica che l’attenzione ad ascoltarci e ad ascoltare sono le fondamenta del “cum-vivere”. Lo studio dell’antropologia e la pratica della danza mi permettono di interrogarmi di volta in volta su come decido di con-vivere, di co-r-rispondere.
Chiara Jadore Cacciari Sono affascinata dalle forme artistiche per la loro inclinazione ad essere mediazione di introspettività umana e di essere in qualche maniera, atti liberatori ed espressivi. Mi esprimo principalmente attraverso la forma artistica del disegno per la sua modalità di essere un’arte “silenziosa” e per la sua capacità di trattenere in sé molteplici significati: i quali dipendono dagli occhi di chi li guarda. Ammiro come le forme espressive siano in grado di creare piccole comunità di intenti comuni e creativi, di riflessione riguardo al mondo che ci circonda, creando un occhio più allenato ad accogliere e curare il circostante.
