Red Carpet è un concerto per corpo e voce che spaziando tra presente e passato, indaga forme di esorcizzazione della reperessione nel femminile. Come in un antico rituale, viene celebrata la dimensione dell'identità del femminile, personale e collettiva, attraverso un percorso messo in atto dal movimento, dalla parola, dal canto. Lo spettacolo riflette sulla politicizzazione del privato della donna contemporanea, per andare a ricercare assonanze e cause in un passato che si rivela non troppo lontano. “Il femminile” inteso come archetipo collettivo, ha dovuto da sempre escogitare modi e maniere per manifestarsi e sopravvivere nella sua essenza. Sul Red Carpet sfilano immagini di donne, due ma molteplici, che incarnano attraverso l'utilizzo del corpo e della tecniche estese della voce, le grida di un “trauma collettivo”, che soffoca l'espressione del sé, manifestando anche questioni legate alla storia e alla memoria, attraverso citazioni pseudo-mitologiche e liriche connotanti.
Corpo e voce sono i protagonisti in quanto simboli di censura ed espressione per eccellenza e vengono utilizzati come mezzo di esplorazione individuale e come espressione collettiva. Su questo tappeto rosso, metafora di esposizione pubblica formale, la cantante cerca di dare voce a coloro cui viene detto di tacere e la danzatrice di dare corpo alla catarsi, in un susseguirsi di innumerevoli fragilità combattute da un feroce desiderio di sopravvivenza.