Ho trascorso la mia infanzia e gran parte dell’adolescenza in modo molto tranquillo.
Giorni e giorni a leggere le persone e, soprattutto, le loro “non parole”.
Una “parola-gesto”, una “parola-sguardo”, una “parola-respiro” contengono così tanta verità e così tanto segreto che passo la vita a cercare di capire i percorsi che inscrivono nel corpo.
Credo sia questo il luogo in cui si colloca il mio lavoro.
Gaya de Medeiros
Atlas da Boca esplora due corpi trans attraverso la bocca.
Come un simbolo, la bocca diventa l’interfaccia tra pubblico e privato, tra erotico e politico, tra silenzio e parola che perdura.
Interrogando le “parole-gesto”, questo lavoro indaga e approfondisce quei momenti in cui la bocca si indurisce e lascia che le parole escano ruggendo.
foto: Rui Soares